Palla Mancata 

ANNO X - NUMERO 8

11 SETTEMBRE 2010

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

SI COMINCIA A FARE SUL SERIO


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

PROFEZIE

Gli editoriali possono stare su due versanti: riprendere i temi maggiormente caldi per un commento "autorevole", oppure cercare di introdurre qualche nuovo tema di discussione, per stimolare il dibattito.

Nel nostro (vero e proprio) piccolo, senza per questo voler attizzare la polemica sulle dimensioni (del campo), ci troviamo in difficoltà a trovare nuovi temi, i nostri opinionisti spaziano a destra ed a sinistra, sopra e sotto e lasciano ben poco spazio libero. Non ci resta quindi che riprendere qualche tema del momento.

1 - Rheavendors Caronno e finali. C'è poco da dire, chi era alla Bariola sabato scorso non credeva ai propri occhi. Dopo tanto evocare (per esorcizzare) la spietata vocazione caronnese (per ora fortunatamente conclamata solo a livello seniores) a perdersi nelle finali, tutti erano strasicuri che la difficoltà era superata. Superata un corno! In gara uno avremmo potuto intitolare la partita "Valium", tanto le nostre parevano ottuse (*) nei sensi, ma si dovrebbe forse dire in tutti i sensi. Con l'eccezione della nostra opinionista in rosso, qualche colpo qua e là, ma niente di importante, titolo della puntata "Sbadigli in tribuna". Torpore anche ai piani alti: abbiamo mancine veloci? No problem, per non movimentare troppo la partita lasciamole battere al volo o facili rasoterra, non sia mai che qualche smorzata di di sorpresa metta troppo in agitazione gli spettatori. E meno male che la pedana è andata bene, limitando i guai. In gara due è bastato un sussulto (tre smorzate valide, ma va?) per poi affidarsi alla santa di turno che ha portato la saracinesca da casa per chiudere ogni intenzione alle avversarie. Visto che nel mese di settembre si replica ad ogni fine settimana, sarà così fino alla fine?

2 - Scaramanzie. Appena avvistato il quartetto piemontese (preannunciato da telefonata sconcertata all'apprendere il risultato di gara uno), tutti hanno valutato che delle due l'una: o gli specialisti in finali perse erano venuti a gufare, oppure avrebbero promanato qualche fluido positivo, visto che pare abbiano superato il trauma. Piemontese falso e cortese, di dice a Milano, per una volta il proverbio viene smentito: "A gufare? Assolutamente no, siamo qui a fare il tifo per voi". Ci abbiamo creduto, sia fuori dal campo che dentro, e ci giocheremo la finale.

3 - Finali giovanili. Si fa un po' fatica (concetto ribadito), a ritenere normale che l'élite del softball nazionale sia rappresentata in modo raffazzonato nelle finali giovanili. Ci si aspetterebbe il contrario: squadre di grande tradizione, con allenatori prestigiosi, dovrebbero proporre squadre giovanili di assoluto valore. Veniamo poi a sapere che qualcuno valuta fallimentare la politica ultimamente varata dalla federazione in fatto di giovanili (irrigidimento degli obblighi) e proporrebbe addirittura di togliere l'obbligatorietà per passare agli incentivi. Che pensare? La volpe e l'uva? La rana e il bove? La cicala e la formica? Il lupo e l'agnello? L'asino di Buridano? Ci possiamo probabilmente fermare all'asino. La nostra opinione non cambia: obblighi sempre più rigidi in fatto di giovanili, eliminazione totale delle deroghe, ampliamento della base e riduzione delle atlete straniere in campo, questa è la ricetta per risalire la china sulla quale ci hanno portato i fautori di una politica spregiudicata e totalmente incurante di una programmazione a lungo termine.

4 - Lungo e corto. Da Mary Quant in poi il corto è sempre andato di moda, quindi perché colpevolizzarlo? Non siamo certo noi a stigmatizzare le dimensioni ridotte, andate piuttosto a dirlo a Francesca Barbieri, ancora alla ricerca del suo primo fuoricampo. Quando ha stampato la palla sulla striscia gialla al Francesco Nespoli tutti sono andati con la mente a quei bei campi, delle vere bomboniere, dove si sarebbe potuto stappare lo spumante celebrativo per l'evento tanto atteso. Nella botte piccola sta il vino buono. Lo dice anche il proverbio.

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(*) Dal verbo ottundere


  

Personaggio della settimana: Francesca Vago, dominatrice in pedana nella partita decisiva Caronno-Livorno
AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

BÜSECCA(*)
di BIDUS

Il mantello azzurro svolazzava splendente in quel pomeriggio inoltrato; Optalidon, il cavallo dopato di mia zia Ernestina si accingeva con circospezione ad attraversare il Ticino. Dovevo fare presto, messaggeri della Fata Turcona mi avevano avvisato che la Bella addormentata era in condizioni disperate, lanciai Optalidon al galoppo attraversando campi di panettoni e sterminate pianure di Campari arrivai in quel di Caronno Pertusella, trovando la Bella addormentata sotto di una partita e sotto di un punto anche nella seconda. Senza indugiare corsi verso la fatina che agonizzava riversa tra le braccia di Dox e le strofinai sul viso l’amuleto più potente che avevo, alcuni peli dei baffi del Barone Causio, raccolti in un fazzoletto bianconero da un barbiere di Corso Palestro.
Immediatamente avvenne il miracolo, la Fata riacquistò il suo splendido colore naturale, giallo fumi di scarico, e la squadra in men che non si dica ribaltò il risultato aggiudicandosi l’incontro tra gli applausi del pubblico Bariolano, o Bariolese o come vi pare.
Risolto, non senza patemi, il problema del passaggio al turno successivo dei play-off, il nostro sterminatore di büsecca misurava a grandi passi il suo splendido campo, la manovra è effettuata almeno due volte al giorno per verificare che non sussistano diminuzioni fisiologiche riduttive. Constatato che tutto era a posto, riprendeva la sua posizione tra il pubblico declamando versi di D’Annunzio ed annoiando tutti con i racconti tediosi della sua vacanze in Longonia.
Sabato pomeriggio, che non è una poesia, ma un’indicazione temporale, appollaiato su una porzione di tronco, rimasuglio di una potente quercia morta per i miasmi del vicino depuratore, vi ho osservato stupito, ricordavo un Caronno d’assalto, una squadra che incedeva a grandi passi per la sua strada battendo sugli scudi a testa alta, ho visto un’armata tremolante e spaurita, nemmeno lontana parente della compagine fiera e aggressiva che tante volte avevo incontrato. Che succede, discendenti dei guerrieri Celti, stringete i denti e ritrovate voi stessi, impugnate l’ascia bipenne e sfoderate coraggio e sicurezza, non ci sono altri modi, non ci sono altre strade.
La notte arriva presto a sud del Po, ci siamo allontanati da Caronno quando iniziava la terza partita, bene abbiamo fatto perché il protrarsi della stessa mi avrebbe costretto a soggiornare nei territori Longobardi ed avendo con me solo pochi Luigi di Stupinigi, non so se sarei riuscito a trovare una locanda per me e Optalidon, disposta ad accettare il conio Piemontese. Attraversando al ritorno silenziose piantagioni di “Lombolos cum petutio” riflettevo sulle grandi domande che si pone il Padano dalla sua creazione: “Chi siamo” – “Dove andiamo”, ma soprattutto “Perché il suo è più lungo del mio?”

***

Desidero dedicarvi una piccola parte di un brano a me molto caro, augurandomi che sia d’aiuto:

Ho ancora la forza che serve a camminare
picchiare ancora contro
per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici “ Si comincia!”

Ed ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora
con la coscienza offesa
di dirvi che comunque
la mia parte
ve la posso garantire


(F. Guccini)

 

(*) Anche se sono in circolazione vari modi di scrivere il termine (di origine longobarda), qui ci riferiamo a quella accreditata dal Vocabolario milanese dei termini meno simili all'italiano


MAROSTICATION

LA VOGLIA DI VINCERE

Che vita sarebbe senza softball
di LASARA

Chiudi gli occhi.
Immaginati nel box di battuta.
Attorno a te non c'è nessuno.
Senti solo le urla delle tue compagne di squadra, miste alle voci del pubblico che gremisce gli spalti.
Una pallina gialla fluttuante a mezz'aria ti viene incontro.
Si avvicina. 
La segui incessantemente con gli occhi.
Incessantemente.
E mentre l'aspetti, ecco che senti salire dallo stomaco una spinta, sempre più forte.
Come un’energia.
E vorresti farla esplodere subito, ma aspetti.
Aspetti il momento giusto.

Chiudi gli occhi.
Immaginati sul diamante.
Attorno a te non c'è nessuno.
Senti solo le urla delle tue compagne di squadra miste alle voci del pubblico che gremisce gli spalti.
Una pallina gialla rimbalza sulla terra rossa e ti viene incontro.
Si dirige nella zona del campo che tu sei chiamata a difendere.
Le vai incontro a tua volta, seguendo incessantemente il suo tragitto.
E mentre allunghi il guanto per raccoglierla e fermare la sua corsa, ecco che senti salire dallo stomaco una spinta, sempre più forte.
Come un’energia.
E vorresti farla esplodere subito ma aspetti.
Aspetti il momento giusto.

La voglia di vincere una partita di softball.



VISTO DALLA CURVA

SI CONTINUA...
di DAPE

Non ci posso credere, il weekend appena trascorso ci ha regalato il primo concentramento dei playoff, mille emozioni, mille paure e mille calcoli, la cosa che meno mi piace fare tra l'altro, e non perché sia una bestia in matematica (anche se non andavo molto bene), ma perché vuol dire che qualcosa è andato storto.
In effetti, chi se lo sarebbe mai aspettato che lo Staranzano, legnato più volte in campionato, avrebbe vinto la prima contro di noi, ma si sa, la palla è rotonda e tutto può succedere, c'è da dire però che le ragazze hanno fatto del loro meglio per aiutare lo Staranzano nella sua impresa, mille errori (si fa per dire, in verità un paio, ma decisivi) in difesa, e in battuta poco, veramente poco, un mix letale.
Ma fortunatamente la seconda partita contro il Liburnia è stata molto meglio, anche se con un piccolo brivido all'inizio, fatto sta che siamo passati, non come speravano i tantissimi tifosi occasionali che portano sempre male. A fine prima partita li vedevo con le loro solite facce che dicevano: "Il Caronno non si smentisce mai, arrivano ai playoff e vanno in crisi".
Maledetti gufi, ero più arrabbiato per le loro facce soddisfatte che per la sconfitta, irritantissimi. Ma non pensiamoci, ora ci aspetta la Coppa Italia, un'altro weekend all'insegna del delirio, IL SOGNO CONTINUA.

FORZA CARONNO SEMPRE.


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

SPIE OLANDESI

Della serie tutto il mondo è paese, iniziamo con una storiella.

Una squadra olandese ha bisogno di una forte lanciatrice,e la fa arrivare dagli USA (Linsday Meadows).

Poi si accorge che sarebbe molto bello farla giocare come olandese, e allora convince (o costringe? Non abbiamo foto per valutare se ne valeva la pena o no) il figlio di un dirigente della società a sposarla. In brevissimo tempo la sposina ottiene anche la cittadinanza olandese, con grande incazzatura di altre persone che nella stessa situazione (sposate con un olandese) hanno dovuto seguire quattro anni di corsi di lingua e storia (ed esami) come prevede la legge olandese prima di ottenere la cittadinanza.

A questo punto direte: e a noi? Ma qui la storiella diviene interessante: sapete dove si trova in questi giorni la lanciatrice USA-olandese? In Sardegna, dove sta "valutando una proposta". Vuoi vedere che l'anno prossimo incontreremo una lanciatrice "comunitaria"?

***

Ritorno poi a valutare il metodo dei play-off (ricordo che preferirei invece di due poule a tre, due incontri incrociati al meglio delle cinque) perché secondo me, in ogni caso, la sorte o la sfortuna diventano troppo importanti. 

Abbiamo visto un finale di partita incredibile tra Liburnia e Staranzano: una squadra che ferma il corridore in terza e si rifiuta di segnare perché preferisce perdere di un punto, e l'altra che a colpi di basi intenzionali la "costringe" a segnare il punto del pareggio.

Spettacolare ed emozionante, divertente per chi non era direttamente coinvolto, ma non certo il vero softball.

E se da quel risultato fosse dipeso il passaggio di Caronno, cosa commenteremmo oggi?

Inoltre, un singolo particolare può rovinare una intera stagione di eccellenza: un lanciatore assente perché... lavora, un altro che arriva cinque minuti prima di salire in pedana perché... è a scuola per un esame, un terzo (miglior pitcher del suo girone) perché... leggermente incinta, e ci aggiungiamo una ragazzina di quattordici anni che in campionato vince alcune partite con un PGL di 3,5, ma nei play-off cede alla tensione e si prende sei punti dai primi sei battitori.

Non siamo i NY Yankees con una panchina lunga un chilometro, ogni squadra fa quello che può con il proprio organico, e troppo spesso vediamo stagioni dominanti rovinate da un singolo episodio (magari una chiamata arbitrale, in perfetta buona fede), che ti manda a rotoli una stagione ben preparata e organizzata, e magari ti salta anche uno sponsor.

Vedi anche Bollate, che pur avendo da sempre una pedana italiana formidabile, si ritrova per una sorte avversa a dover fare a meno delle due migliori lanciatrici italiane proprio al primo play-off. 

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Siccome sono sempre un bastian contrario, perché non dividiamo il campionato con una "fase due" in cui le migliori (4, 5, 6 o più) si incontrano ancora, ma in un girone all'italiana (chissà perché si chiama così, ci sarà ben un motivo) con molte partite in modo da ridurre al minimo il ruolo della sfortuna?