Palla Mancata 

ANNO XVII - NUMERO 9

22 LUGLIO 2017

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

NE MANCA SOLO UNA


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

QUESTA VOLTA SIAMO D'ACCORDO

Non mi dilungherò. Questa settimana niente polemiche interne, ci troviamo tutti perfettamente allineati.

1) Bidus. Da milanista, se è affranto per la cessione di Bonucci, comprendo, ma calo una briscola. E che mai? La storia che acquistano tutto l'acquistabile, anche se non serve, ma allo scopo di indebolire gli avversari sa di vecchio. Qualcuno cambia casacca prima di essere a fine carriera e viene a Milano (rossonera, quella interista prende per lo più giocatori bolliti). Ma non ho capito come c'entrano i numeri primi, argomento matematicamente appassionante. E qui passiamo a:

2) Karl der Große. Abbiamo riportato un ampio commento come nota all'articolo. Come abbiamo spesso ricordato Palla Mancata non va preso troppo sul serio, ma questa volta l'argomento lo è davvero. Lo SPORT, scritto in maiuscolo, richiede un atteggiamento e un impegno che non lasciano spazio ad altro, se non marginalmente, durante la carriera agonistica. Se il softball intende competere per arrivare alle Olimpiadi il tema va affrontato in termini chiari e trasparenti. Abbiamo dato qualche spunto di riflessione, ma al momento non abbiamo visto ragionamenti all'altezza su questo argomento. È necessario che chi di dovere provveda in modo che l'adesione o meno al progetto sia consapevole e a fronte di una prospettiva dichiarata e definita.

3) Dox. Le dita di una mano sono spesso indicate come parametro di misura per eventi rari. Le occasioni nelle quali mi sono trovato d'accordo con Dox su PM sono, appunto, meno delle dita di una mano. Non questa volta. Sottoscrivo,e da parte mia, come allenatore della squadra Cadette della Rhea, a Campionato Europeo terminato e totalmente a prescindere dal buon risultato ottenuto, dirò che la lista delle convocazioni a suo tempo fatte non è certo un argomento che depone a favore della competenza dei selezionatori.

Stop.


Personaggio della settimana: Karla Claudio, rientrata dalla Canada Cup, decisiva in gara uno contro Collecchio.


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

DIFENSORI E NUMERI PRIMI
di BIDUS

Torino è in subbuglio.

Operai Fiat protestano davanti alle torri palatine. I mangiapanettoni ci hanno portato via Leonardo Bonucci.

Dopo lo smacco subito qualche anno fa con il trasferimento di Lara Buila dal Bollate al La Loggia i " sta su de doss " si sono vendicati con gli interessi.

Ma come può essere successo. Come farà il povero difensore a vivere in una città con gente che va in giro in pigiama , usa motorini bardati come borse di Vuitton e porta a passeggio cagnolini con la tutina costellata di diamanti. Povero Leo.

Per consolarmi sono venuto ad Amsterdam , città della birra e ultimamente anche del Softball. La birreria è antichissima , seduto su una botte di quercia da diecimila litri che nasconde il bagno , spilucco un'aringa sorseggiando una " su Heit Twelse Speciaal ". 

Mentre osservo le foto dell'europeo di softball che tappezzano le pareti mi capita sotto gli occhi la versione in olandese di palla mancata. Due attempati arancioni discutono di numeri e spettatori presenti. Il nome di Dox viene chiaramente pronunciato più volte seguito da altre impronunciabili parole.

Ridendo sguaiatamente ebbri di nettare mi additano , chissà come riconoscendo in me un discendente di Romolo e Remolo (*). Forse perché in trasferta porto sempre sotto la giacca la maglia di Marione Mandzukic.

Comunque , mettetela come vi pare i due arrotolatori di tulipani da fumo mi apostrofano con i soliti stereotipi. Italiano, spaghetti e mandolino, mafia e Vesuvio aggiungendo che ora trucchiamo anche i numeri degli spettatori presenti alle partite di softball.  Questo è veramente troppo.

Chiedo ufficialmente alla Federazione che venga posizionato un pallottoliere agli ingressi degli stadi e che un addetto adempia alla bisogna. In alternativa il nostro Dox ispezionerà gli stadi segnando su appositi moduli il numero esatto delle persone presenti. Almeno di lui ci possiamo fidare.

Dimenticavo salutatemi Leonardo.

Ciao

GB

(*) Per la verità Remo, ma non dite che remo contro.


NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà)

IL FUTURO CHE CI ASPETTA
di
KARL DER GROßE

Chiarite le squadre che si affronteranno nei Play Off 2017 per fare da contorno allo scontato successo di Bussolengo proviamo a fare qualche ipotesi di quelli che saranno i prossimi campionati.

Tra le tante dichiarazioni di intenti del presidente federale Marcon subito dopo essere stato eletto spiccava quella che ipotizzava, nel giro di un paio di anni, la disputa di un campionato a girone unico a 10 squadre con l’intento di alzarne il livello di competitività in prospettiva dell’obbiettivo Olimpiadi.

Detta così sembra un’idea intrigante ma cerchiamo di capire se è, effettivamente, applicabile alla nostra realtà, dando per scontato quello che, credo, sia abbastanza chiaro a tutti e cioè che dopo così tanti anni in cui il settore giovanile è stato lasciato in stato di totale abbandono difficilmente, in un paio d’anni, si potrà trovare una squadra all’altezza di competere per un posto alle olimpiadi.

Fatta questa premessa siamo così sicuri che il girone unico a 10 squadre sarà veramente utile a far crescere il movimento e non determinerà invece, dopo la scontata “oriundizzazione” della Nazionale, la fine dei “giochi” per tutti?

Se Campionato d’Elite dovrà essere, è già stato detto che non si potrà che partire dai campi di gioco… e già qui la “selezione” si fa dura in quanto faccio fatica a trovare 10 campi “degni” ma, siamo in Italia, e stiamo sicuri che i parametri non saranno assoluti, ma si adatteranno alla bisogna…

Facciamo ancora finta di credere che nei prossimi due anni quattro squadre retrocederanno e due verranno promosse per quanto determinato dal campo e non da motivi diversi.

Quest’anno due tra Roma, Nuoro, Legnano e Parma retrocederanno e verrà promossa l’Unione Fermana, quindi il prossimo anno, visto il livello della A2, una delle due retrocesse, se non ha chiuso i battenti nel mentre, ritornerà in ISL. E saremo a 11 squadre quindi bisogna stabilire il criterio per escludere una squadra tra le sopravvissute (magari ne retrocedono tre invece che due… la butto lì).

Siamo arrivati a 10 squadre in ISL, va bene!

Oggi alcune squadre fanno fatica a sostenere i costi di gestione di una stagione che prevede al massimo 5 o 6 trasferte relativamente brevi, domani dovranno prevedere di coprire i costi di almeno 9 trasferte, non necessariamente così vicine da poterti permettere di muoverti in giornata e di dovere quindi prevedere una notte in albergo (oggi, probabilmente, solo la trasferta a Nuoro lo rende necessario).

Secondo aspetto, con un girone unico a 10 squadre le date necessarie a completare la Regolar Season saranno 18, se a queste aggiungiamo almeno tre date per la Coppa Italia, due o tre date di sosta per la Nazionale e quattro o cinque per i Play Off e/o Play Out arriviamo a 28/29 date necessarie il che significa che la stagione 2019, iniziando ad aprile finirà a metà ottobre in modo continuativo. Senza considerare la variabile meteo, che determinerà l’esigenza di trovare spazio per qualche recupero… siamo sicuri che i roster delle nostre squadre possano sostenere una stagione così lunga, sia fisicamente sia mentalmente, straniere comprese?

La mancanza di atlete ha determinato, negli anni, il progressivo ringiovanimento dell’età media di tutti i line-up delle squadre tanto che, ormai, chi è in età di Under 21 fa sicuramente parte anche del roster della squadra seniores e spesso gioca anche titolare, quindi deve conciliare l’impegno richiesto dalla massima categoria in termini di tempo per allenamenti e partite con la scuola o l’università e, in qualche caso, anche con il lavoro.

Torno a domandarmi… siamo sicuri che questo tipo di impegno da “professionisti” sia conciliabile con le vite delle nostre atlete o farà si che chi vuole continuare a giocare e… vivere si dovrà necessariamente rivolgere al campionato amatoriale? (*)

Per finire, anche se tutto questo fosse conciliabile, la stagione lunga creerebbe la necessità di infoltire i roster, il che porterebbe squadre come Bussolengo ad arricchire la sua collezione di “figurine” andando ad impoverire l'organico delle altre squadre e questo sarebbe ancora più deleterio per l’ipotizzato innalzamento del livello del campionato. Se, infatti, già oggi giocano da soli figuriamoci domani…

Quindi, concludendo, non credo che in un paio d’anni si possano recuperare gli errori che si sono fatti negli ultimi anni perché nessuno ha la “bacchetta magica”, i problemi del nostro mondo vanno risolti strutturalmente e per farlo ci vuole un salto di qualità nelle persone che lo “vivono” tutti i giorni a tutti i livelli e una visione che vada oltre i prossimi due anni influenzati dal miraggio olimpico.

(*) Una soluzione a questo problema ci sarebbe, ma non sono sicuro sia praticabile in Italia. In alcuni paesi la federazione sostiene economicamente le atlete per consentire loro di dedicarsi professionalmente allo sport. In Italia già avviene in molti sport individuali, magari tramite i corpi militari.

La domanda però è questa: e dopo? Un conto essere sergente della polizia e, terminata la carriera sportiva, avere un impiego nel corpo. Un conto è dedicarsi al nuoto e nel futuro avere un impiego professionale come istruttore di nuoto, e così via.

Ma nel softball non sono queste prospettive, è un o sport dilettantistico nel vero senso della parola, non offre sbocchi lavorativi alle ex-atlete (non siamo negli USA).

Mantenere atlete che si dedichino solo al softball può creare persone "disadattate" quando, inevitabilmente, la carriera sportiva finisce.

È un tema che richiederebbe approfondimenti, che non ci pare nessuno stia affrontando.

Certo l'obiettivo Olimpiadi è fondamentale, ma solo trovando un equilibrio con gli altri temi che abbiamo qui sinteticamente proposto.


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

 

 

SE LE ...ZIONI (FOSSERO FATTE BENE)

Siamo in periodo di selezioni, nazionali, regionali et similia.

Vista la pluriennale esperienza (quattro anni di softball e uno di baseball nel lontano 18), ecco alcune perle di saggezza.

Primo, non ho ancora capito come vengano scelti i tecnici (e da chi?), non ricordo se mi sono proposto, mi hanno proposto o non c’era più nessuno che volesse farlo. Certo è che si vedono persone che non hanno mai fatto seriamente i manager, né hanno esperienza di partite di un certo livello (o addirittura nessuna esperienza). Ma anche un bravo tecnico può trovarsi in difficoltà se viene messo nel posto sbagliato.

La regola fondamentale è una sola: chi di dovere deve scegliere tecnici che tutto l’anno sono sul campo con gli atleti di quella categoria. Nel mio caso ho accettato gli incarichi unicamente perché per tutta la stagione avevo guidato (e incontrato) le atlete della selezione interessata. Solo in questo modo sei in grado di selezionare e guidare in campo le giocatrici, perché le conosci bene, pregi e difetti, e sai come si comportano in diverse situazioni. E d’altro canto loro ti conoscono, ti hanno visto in campo tutto l’anno, ti hanno visto come conduci le partite, le avversarie ti stimano e ti rispettano, ed è facile farle fare gruppo e farsi ascoltare con fiducia.

Questo vale per selezioni regionali (è più facile, tutte le settimane vedi le giocatrici del tuo campionato), ma è più complicato per le selezioni nazionali. Qui la regola è una sola e ferrea: se sei il selezionatore, per tutto l’anno devi andare sui campi dove giocano le atlete e vederle in partita. È difficile, ci vuole tempo? Ma se hai voluto la bicicletta, devi pedalare. Non basta una tantum radunare un gruppo di atlete e visionarle per un paio d’ore. E poi con che criterio? Due ore perse in test atletici. E se ho una che non corre ma batte 400 la lascio a casa? E un’altra che non tiene una palla, ma lancia a 60 miglia con precisione assoluta?

Altro problema sono i raduni, di difficile organizzazione: devi trovare giorni liberi in un calendario affollato e chi ti metta a disposizione un campo (va sistemato e segnato), il materiale, (le selezioni, anche nazionali, non hanno mai nulla!) e parecchi “aiutanti” (leggi chi smazza, organizza, scrive ecc.).

Personalmente sarei spietato: un primo raduno aperto a tutti, giusto per la burocrazia di raccolta dati, poi un secondo raduno nominativo molto ridotto: le dieci migliori le lascio a casa, tanto le conosco benissimo, le dici peggiori anche, tanto so bene che sono scarse. Convoco quindi solo quelle da vedere realmente, e così ho davvero il tempo per vederle in azione bene, in tutti i settori e in molti ruoli, e scegliere quelle adatte a completare la rosa (purtroppo i manager selezionati non hanno potere decisionale, al momento decisivo qualcuno da sopra “ordina” che si faccia in un certo modo). Ma questo sistema logico non viene accettato, e si finisce per lasciare a casa atlete eccellenti e convocare gente veramente scarsa. Non entro nel merito di alcuni casi dove alcune atlete “devono” essere convocate perché… ben sponsorizzate.

Ecco, alla fine, perché quando si vedono gli elenchi delle selezioni, molti esperti e conoscitori si mettono le mani nei capelli.

In chiusura dobbiamo far notare una situazione: se nessuno vuole accettare incarichi, ci si deve accontentare di quello che passa il convento. Ma anche chi deve scegliere i tecnici, si tiri su le maniche e si dia da fare nel contattarli prima tutti, magari usando i criteri suesposti. Se poi nessuno accetta…