Palla Mancata 

ANNO XVIII - NUMERO 3

12 MAGGIO 2018

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

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CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

SECONDA PUNTATA

Si è parlato la volta scorsa delle nuove regole sulla scuola (ora formazione) italiana, che è una novità della stagione 2018, oggi facciamo un passo indietro con qualche commento sugli obblighi giovanili.

Nel corso degli anni le regole si erano andate modificando, un punto fermo fu posto dopo la pubblicazione del Libro Bianco del 2009. Riportiamo qui il paragrafo relativo

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L’obbligo dell’attività giovanile per le società di vertice vuol cogliere un obiettivo che va ben al di là del semplice allargamento del numero dei praticanti.

Se l’attività giovanile viene svolta nell’ambito di una organizzazione che ha esperienza, tecnici qualificati, strutture, atlete seniores di buon livello, le atlete più giovani cresceranno sportivamente in modo migliore. Ecco il motivo per cui è necessario pretendere che le società delle serie superiori incrementino il loro impegno per la crescita del vivaio.

Viene fortemente apprezzata la norma introdotta nella Circolare Attività Agonistica 2009, che penalizza in termini di classifica le squadre che non ottemperano all’obbligo dell’attività giovanile.

Dal 2010 le società di Serie A1 dovranno avere tutte le categorie giovanili (Ragazze, Cadette ed Under 21).

L’incentivo all’attività giovanile va ulteriormente sostenuto rivedendo la regola che offre la possibilità di derogare all’obbligatorietà attraverso un accordo con altra società che ha iscritto un numero maggiore di squadre giovanili rispetto a quanto richiesto dal campionato di competenza.

Affinché le squadre giovanili traggano effettivo vantaggio dalla vicinanza con squadre ed atlete di vertice, la concessione della deroga va limitata a squadre della stessa provincia.

Nel contempo va ulteriormente e significativamente incrementata l’ammenda per la mancata partecipazione all’attività obbligatoria.

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Si raccomandava l'obbligatorietà di tutte le categorie, perché solo così si garantisce la continuità e la solidità del reclutamento, che dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni della federazione.

Non si è mai arrivati a ciò, ma almeno vi era l'obbligo di tre giovanili.

Vediamo invece come ha operato il nuovo Consiglio Federale: riduzione degli obblighi ed estensione (di fatto) della possibilità che le stesse atlete disputino più campionati, con più squadre. Queste misure non vanno certo nella direzione di spingere per l'ampliamento della base, ma appaiono come alibi per non cancellare del tutto gli obblighi, spesso facendo giocare sempre le stesse (poche) atlete.

Lo scorso anno è stato dato un premio di 200 € (per squadra) alle società che avevano più squadre rispetto a quelle obbligatorie: misura del tutto inefficace e quasi ridicola se si ha una minima percezione di cosa significhi portare in campo per una stagione una squadra giovanile. Non saranno questi "incentivi" a rivitalizzare i vivai.

In quanto alle penalizzazioni previste dalle Circolari Attività Agonistica, salvo errore non ci risulta siano mai state comminate. Poiché conosciamo le varie situazioni, evidentemente hanno sempre funzionato gli artifici (pur legittimi) messi in atto dalle società prive di vivaio, ma il risultato per il movimento è disastroso.

Lodevoli le iniziative federali in atto (Talent Team), ma questa è una visione schizofrenica: da un lato si creano opportunità di crescita per le atlete giovanili emergenti, dall'altro non si fa nulla (o peggio si attuano decisioni negative) per la reale crescita della base. Tra un po' avremo programmi di specializzazione senza necessità di selezionale le atlete, tanto poche saranno quelle rimaste.

Critichiamo fortemente l'impostazione del Consiglio Federale, che sembra dettata dalla volontà di compiacere le squadre del cosiddetto vertice, che puntano al risultato di alto livello senza l'onere della crescita della base.

Applichiamo anche qui il principio di responsabilità: cosa succederebbe se tutte le società si limitassero al minimo ammesso, magari solo di facciata per non avere le penalizzazioni?

Risposta: il softball italiano andrebbe incontro alla sua morte.

Escludendo che sia questo l'obiettivo non è il caso da cambiare registro al più presto?


 

Personaggio della settimana: Michelle Floyd, per lei un lunghissimo fuoricampo al Francesco Nespoli.


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

NON LUOGO (*)
di BIDUS

Esiste un luogo dove essere felici. Un luogo dove fare un giro in giostra mangiando zucchero filato. (**) Un posto simile deve esistere, senz’altro da qualche parte. Lontano.

Ridere giocare, divertirsi. Umberto Eco ha scritto un “ Elogio a Franti” il cattivo di “Cuore” di De Amicis . Perché a Eco piaceva Franti. Perché? Perché rideva. Ricordate nel “ Nome della rosa” Guglielmo di Baskerville indaga su una catena di delitti che vengono eseguiti per nascondere un grande segreto .

Cristo aveva riso. Atto altamente sovversivo. Ricordiamoci che si è seri solo se si è capaci di ridere, anche di noi stessi. Quindi ridiamo e divertiamoci ben sapendo che col passare degli anni ridere diventa anch’esso un comportamento da regolamentare, un fenomeno di censura che diventa progressivamente auto censura.

Tutto questo sproloquio sul ridere per raccontarvi che una delle cose che ho sempre desiderato per la nostra struttura sportiva era che diventasse un punto di riferimento per il nostro paese non solo come luogo di aggregazione sportiva, ma come punto di aggregazione punto. (***)

Un isola che non c’è dove si potesse studiare, mangiare, leggere, discutere di sintassi, giocare. Un luogo non luogo. Tutto ciò sta avvenendo e quindi le manifestazioni di simpatia giungono a pioggia.

Bene, direte voi, tutto a posto. No, perché nonostante il mio barbonismo itinerante post 68, come responsabile unico di tutto ciò che avviene dentro sopra e sotto la struttura mi ha obbligato a pensare ad un “regolamento”.

Parola molto difficile da digerire anche per me, libertario di spirito. Quindi attenzione: il regolamento non è stato ancora scritto, ma solo pensato e già ha scatenato delle reazioni di sdegno.

La simpatia è presto passata lasciando il posto ad accuse di reazionariato destrorso. Mi consolo pensando che se un cretino va al bar e spara delle fesserie gli amici lo sfottono, mentre se lo stesso cretino va su Facebook trova legioni di seguaci. Intelligenza e stupidità ogni mattina si mettono a correre e la stupidità ha un vantaggio, la velocità .

L’intelligenza ha bisogno del dubbio,dell’approfondimento, del ripensamento, dell’esitazione.

Ora devo andare, ho fretta devo far posto in bacheca perché la mia amata “Rubentus“ ha vinto ancora e abbiamo bisogno di spazio.

Permettetemi prima un consiglio a voi e a tutto il movimento. Imparate a ridere, ridete per primi di voi stessi e poi ridete anche quando un presidente (con la p minuscola volutamente) telefona ad una tua atleta offrendole del denaro per lasciarti a campionato iniziato. Ridete, ridete della pochezza e delle miseria sportiva e intellettuale altrui.
Un grande abbraccio
GB

(*) L'editor apprezza la citazione, avendo recentemente letto un paio di libri di Marc Augé; l'autore francese esprime alcuni concetti interessanti, ma la prosa risulta decisamente faticosa alla lettura.

(**) No, non posso resistere, capisco che passerò per spergiuro, ma la punteggiatura è una malattia. Punctuation addicted probabilmente, ma né mi pento né mi scuso e correggo gli spazi incongrui, anche mettendo virgole e punti a gogo.

(***) Cavoli questa volta ci ha battuti, noi ci siamo fermati al punto di aggregazione sportiva, non avevamo considerato lo spazio smisurato della socializzazione unita alla cultura. Correremo presto ai ripari. Dox ha una biblioteca di fantascienza di 2000 volumi che potrebbe fare al caso nostro.


NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà)

IL SOFTBALL DEL FUTURO
di
KARL DER GROßE

Prima di tutto, anche se non c’entra nulla con questa rubrica… sempre ammesso che quello che scrivo c’entri, in assoluto, con qualche cosa… volevo dire… IN BOCCA AL LUPO, PEGGY e DAPE!

Fatta questa sentita premessa, rimaniamo in ambito “bambini” per suggerire una nuova linea di azione per il futuro a chi nell’AB Caronno Softball si occupa dell’attività scolastica e dell’eventuale “reclutamento”.

Visto e considerato che da parte della Federazione non sono giunti segni di ravvedimento ed, evidentemente, mai arriveranno, alla… “sciocchezza”… fatta con la norma che considera NON AFI tutte quelle atlete che non abbiano un’anzianità di… tesseramento di, almeno, quattro anni. Visto e considerato questo, dicevo, mi sento di suggerire di “spostare” il fulcro dell’attività scolastica dalle attuali Elementari e Medie, anticipandola, alle Scuole Materne in modo tale che, una volta tesserati in tenera età, potranno essere regolarmente schierati senza dover utilizzare deroghe varie nel Campionato Esordienti o nelle partite di Mini e poter così sperare di schierare, in futuro (sempre che ci sia un futuro) un’intera “filiera” di formazioni giovanili (Ragazze/Cadette/Under 21 se esisterà ancora questa categoria tra qualche anno) totalmente AFI.

Ovviamente questo suggerimento può valere per le società che hanno la “cattiva” abitudine di andare nelle scuole a “promuovere” il Softball… per tutte le altre, abituate ad “arruolare” giocatrici qua e là a seconda dell’esigenza del momento, senza fare la fatica di “crescerle”, proporrei di andare direttamente all’anagrafe del proprio comune e tesserare direttamente tutte le neonate che vengono registrate, così saranno belle pronte a poter giocare nel momento che vorranno, andando contro tutto e tutti, intestardirsi a voler giocare a Softball.

A questo punto, però, onde evitare che la Federazione venga colta impreparata o, addirittura, fornisca risposte inopportune che farebbero spazientire nuovamente Giorgio… suggerisco, alla Federazione appunto, di stabilire una norma che impedisca alle società di tesserare neonati fuori dal proprio Comune… o, al massimo, dalla Provincia (…anche se le Province non dovrebbero più esistere… mi sembra…) in modo tale che società più… spericolate o… più “furbe” delle altre non facciano incetta di tesseramenti di neonate in tutta Italia creando un “mercato” degli svincoli che costringerà la Federazione a correre ai ripari normando, retroattivamente, le gestioni degli svincoli di potenziali giocatrici Under 3.

IO PROPRIO IO - Interviste a bordo campo

INTERVISTA A BETRICE SALVIONI #8

Per chi non la conoscesse, vi presentiamo Bea Salvioni, che è l’elemento più rappresentativo emerso dal vivaio Caronnese negli ultimi anni in quanto non solo è una delle travi portanti della formazione che così bene si sta esprimendo in questi anni ma è anche nata a Caronno Pertusella.

L'intervista è kilometrica, la presentiamo in due puntate.

Anche se… immaginiamo la risposta… cominciamo con la domanda di rito:
come ti sei avvicinata a questo sport?

BEA: Ciao a tutti! Diciamo che è stata una scelta e una strada che non avrei mai immaginato di prendere definitivamente prima di quel giorno... e vi spiegherò anche il perché. Allora, avevo 9 anni, ricordo come fosse ieri che ero a mangiare con i miei genitori alla Cantinetta (ristorante che c’era una volta di fronte a casa). A un certo punto mi posero la fatidica domanda, dato che ormai ero “grande”: “Bea, che sport vuoi praticare?”. Premettiamo che, fin da piccola, sono sempre stata appassionata degli sport in generale (fino a quel momento avevo partecipato a un corso multi sport per diversi anni e ad alcuni corsi extrascolastici tenuti dalla mia maestra di educazione fisica); mi piaceva correre veloce, saltare da una parte all’altra, arrampicarmi coraggiosamente, muovermi continuamente, in contesti e attività differenti, perché mi faceva sentire viva. Inoltre, passavo intervalli e pomeriggi interi a giocare a calcio con i maschi. Adoravo e adoro tutt’oggi il calcio, motivo per il quale questa fu la prima risposta che diedi ai miei. Loro però non erano d’accordo: in primis perché ritenevano che il calcio, da una certa età in poi (quella dell’adolescenza), fosse più adatto al genere maschile. In secundis c’era il problema che non erano presenti squadre limitrofe e i miei genitori non sarebbero riusciti a scarrozzarmi in giro per via del lavoro; infine, loro sostenevano che il mondo calcistico femminile italiano, (fenomeno che comunque sta prendendo veramente piede solo in questi ultimi anni), non avrebbe permesso di costruirmi un futuro (ovviamente non si riferivano al raggiungimento del livello professionistico con stipendio e quant’altro, ma alla possibilità di cimentarmi in svariate e intense esperienze e avere buone prospettive di crescita in un ambiente sano che mi integrasse e mi permettesse di farne parte a pieno organico per tutta la mia carriera sportiva). Inizialmente mi arrabbiai, ma oggi, col senno di poi, sono contenta che siano intervenuti anche loro in questa mia decisione importante. Pensai a qualcos’altro che potesse piacermi… dissi loro testuali parole: “Voglio fare lo sport con il guantone, la mazza e la pallina” e loro entusiasti si diedero da fare per verificare se iscrivermi o meno subito per la stagione 2005/2006. Conoscevano già i Turconi e erano consapevoli della validità della gloriosa società AB Caronno Softball. Qualche settimana dopo, andai a provare a un allenamento al Palazzetto dello sport…fu subito amore! Nel settembre del lontano 2005 iniziò la mia fantastica avventura e il Natale di quell’anno mi riservò la mia prima arma significativa: guantone 11.5 SSK MPS-4.

Ha un significato particolare, per te, giocare da sempre per i colori della squadra che rappresenta la città dove sei nata e vivi?

Affermativo. Diciamo che è sempre speciale rappresentare le proprie radici. Si dice che per aver successo una persona deve ricordare sempre “da dove viene”, essere consapevole da dove è partita insomma e cosa fa parte della sua quotidianità. Ecco, io Caronno Pertusella città l’ho vissuta in lungo in largo, ci son cresciuta. E sul campo da softball di Caronno Pertusella, ho innumerevoli ricordi indimenticabili. Sarà anche per questo che, col passare degli anni, questi colori sono diventati il mio emblema e io sono fiera di portarli in alto. È difficile da spiegare... questa maglia per me ha un significato particolare, autentico, che va ben oltre quella che può essere una sconfitta piuttosto che una vittoria: ce l’ho cucita addosso e non mi ci posso vedere senza. Nel bene o nel male io non smetterò mai di amare e di essere grata alla società che mi ha fatto diventare quello che sono oggi, incarnando la mia identità. L’AB Caronno è la mia origine, mi ha forgiato, come persona e come atleta, coltivando il mio talento a tutte le età. Hanno sempre creduto e scommesso su di me ed è per questo che la ritengo una realtà speciale. La riconoscenza e la stima sono il minimo che posso rendere loro, oltre alle belle performance. Io gioco col cuore e con lealtà perché mi viene naturale da dentro, spinta dal legame inscindibile e dal valore concreto della realtà neroverde.
Quindi, posso dire che a Caronno Pertusella vanto ben due famiglie: quella biologica (Salvioni) e quella sportiva (e non solo) della Rhea, dove so che posso sempre trovare sostegno e conforto anche nei momenti peggiori, ma con cui posso anche condividere i miei/nostri traguardi. Mi spiego meglio con un paio di esempi: quando ho vinto il guanto d’oro, due stagioni fa, è stata una soddisfazione personale strepitosa, però quello a cui ho pensato subito è stata la mia squadra, perché io, senza le mie compagne, gli allenatori e lo staff, non sarei mai riuscita a raggiungere quel traguardo. Motivo per il quale ho dedicato anche a loro questo prestigioso premio. E ancora, quando capita di avere una brutta prestazione, è umano essere amareggiati e arrabbiati, però dall’altra parte so che il gruppo di cui faccio parte e la società ci sono e lavorano con me per migliorare ogni giorno. È una consapevolezza fondamentale che ogni volta mi salva e mi aiuta a guardare all’orizzonte.

Qual è il tuo rapporto con le compagne di squadra?

Con le mie compagne mi trovo molto bene, prima di tutto perché sono persone semplici e poi perché si ha un pensiero comune in testa: si respira un’aria di competizione considerevole e una grande voglia di mettersi in gioco. In più ci vogliamo bene l’un l’altra. Difficilmente si creano screzi, problemi o invidie, perché questo tipo di cose nuocciono all’unità di squadra e ne siamo consapevoli: quindi preferiamo starne alla larga. A dir la verità, non permettiamo neanche a queste cose di insediarsi, perché le discordie interne da sempre sono ben lontane dallo stile caratteristico dell’AB Caronno. Le discussioni sono ammesse a condizione che presentino risvolti costruttivi. Per essere un gruppo vincente, prima di tutto bisogna essere unite! Quindi non possono esistere tra di noi questi tipi di “cancri della squadra”. E come tutti avranno visto, questa non è una fesseria: la solidità che c’è tra di noi è veramente la nostra forza, il più delle volte. Non saremo dei fenomeni però siamo dure a morire. Ognuna ha capacità e qualità diverse rispetto alle altre, ma è anche vero che ognuna sa fare il suo nel modo migliore, chi decisive giocate in difesa, chi sorprendenti bunt, chi fuoricampi spettacolari, chi valide preziose. Insomma, ognuno può e deve dare il suo contribuito, perché la collaborazione è il presupposto per raggiungere l’obiettivo prefissato. Questi aspetti danno vita alla “triade delle C”: completezza, compattezza e concretezza. Quante volte ci è capitato di vincere grazie a questo! Ci piace metterci la faccia, senza crederci inferiori agli altri, perché si legge una fame mostruosa nei nostri occhi. Altra cosa che apprezzo molto dell’ambiente spogliatoio è che non ce n’è una normale, ognuna è pazza e svalvolata alla sua maniera, per cui le risate non mancano mai. Ultimo aspetto da sottolineare è che tra di noi condividiamo tanto, dentro ma anche al di fuori del campo, perché abbiamo dei rapporti veri: così come AB Caronno rappresenta più di una società, un ambiente cioè, da godersi piacevolmente anche in ambito extrasoftball, così anche la nostra squadra, di riflesso, ha un valore inconfondibile, ovunque si trovi. A dimostrazione di ciò è il fatto che spesso ci vengono a trovare ex-compagne a cui è rimasta impressa la bellezza di questa porzione di mondo caronnese.
Concludo la risposta dicendo che, anche se si avvicina un po’ a una vera e propria convivenza intensa con la mia squadra quando si inizia la stagione sul campo, perché finiamo per vederci più tra di noi che con le nostre famiglie, non mi stanco mai di loro. Io ripongo fiducia nelle mie compagne e sono molto contenta del positivo percorso sportivo e umano che hanno intrapreso in questi anni.

Che cosa ti aspetti da questa nuova stagione?

Sinceramente non son solita fare pronostici, ma, d’altro canto, sono molto realista! Penso che dobbiamo solo giocare come sappiamo, consapevoli delle nostre capacità. Lo scopo principale è quello di arrivare ai play-off e giocarcela contro i grandi, senza paura. Personalmente ritengo che il confronto con i più forti sia la sfida più emozionante ed educativa da cui un atleta può trarre spunti e lezioni interessanti per la propria esperienza. Comunque non escludo nulla, perché nello sport accade veramente di tutto.
Il destino ce lo creiamo noi, perché non sono le chiacchiere futili da stadio, le statistiche stilate dal CNC, o qualche stupido gesto scaramantico che contano: è esclusivamente il campo che parla. Esempio lampante è stata la scorsa stagione quando, nonostante le assenza pesanti, il girone più complicato, i prevenuti pronostici avversi, abbiamo disputato delle partite brillanti alla pari di squadre che hanno giocato la Final Four. Il nostro è un progresso che è in via di sviluppo e ogni anno guadagniamo con grinta e umiltà un pezzo di maturità softballistica e di rispetto. Dopo ogni giornata prendiamo le nostre sbavature per tentare di creare un quadro finale capolavoro: fino ad ora non è andata per niente male. Rendiamo questa stagione ancora più ricca e speciale!

Quali aspetti del tuo gioco sono migliorati di più in questi anni e quali, a tuo parere, sono ancora da sistemare?

Sicuramente l’aspetto in cui sono migliorata maggiormente, ha una connotazione psicologica piuttosto che tecnico-tattica, che invece ne è stata la conseguenza. Tutti rammentano che, un tempo, quando ero ancora una ragazzina, il mio punto debole era la sfera mentale-emotiva. Nel senso che, in situazioni di insuccesso, mi arrabbiavo spesso e lo davo fin troppo a vedere, tante volte non solo con semplici gesti di stizza. Ero proprio fuori controllo caratterialmente, ora che ci penso (letteralmente parlando), e non è una cosa proprio apprezzabile da vedere su un campo da gioco… Una volta che mi facevo assalire dalla rabbia, agivo esclusivamente spinta dall’impulsività e nessuno era in grado di fermarmi. Comportandomi così non facevo altro che sprecare il mio talento, oltre che a mostrare alla luce del sole la peggior parte di me… A seguito di appropriate strigliate e episodi ripetuti dove ho sbattuto la testa, ho capito l’atteggiamento che bisogna mantenere sul campo e l’ho interiorizzato, facendolo mio. Non è stato facile combattere contro me stessa. Comunque, non tutto era da buttare via e non avevo neanche intenzione di annullare totalmente la mia personalità: tra le mille sfaccettature, ciò che spicca è che ho mantenuto l’orgoglio che mi contraddistingue. Per il resto ora, prima di agire, ci penso non due, ma ben tre volte e mi mordo la lingua prima di intercorrere in altre stupide cazzate. In ogni caso non ci ricascherò mai in quelle ingenuità perché appartengono al passato e lì devono stare. Sarebbe sbagliato ritornare indietro ora che sono maturata umanamente.
Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente legati al gioco, che sono emersi a vista d’occhio in seguito alla mia maturazione come persona, posso affermare che ho fatto un notevole salto di qualità in difesa, dove finalmente, da due anni a questa parte, ho trovato il mio ruolo, quello che mi permette di esprimere al massimo tutta me stessa (chi l’avrebbe detto qualche anno fa, la seconda, questa accantonata… forse solo Giorgio!). È incredibile come mi venga così naturale! Quello che mi manca è sapere interpretare al meglio un secondo ruolo difensivo.
Invece, quello su cui ho ancora tanta strada da fare, è l’attacco. Sto imparando a conoscere i lanciatori e ad attuare le mie armi e strategie più forti nei momenti propizi, ma sarei ben felice se facessi qualche valida in più!

to be continued...


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

SPIETATO, CRUDELE, AGGHIACCIANTE

Di cosa stiamo parlando? Ma ovviamente dell’articolo dello scorso numero di Palla Mancata ad opera di Karl der Gosse.

Potrebbe sembrare ironico, comico o fantascientifico, ma la cosa tragica è che purtroppo tutto quello che ha scritto è terribilmente reale. Tra pochi anni il softball italiano (scritto apposta in minuscolo) sarà totalmente sparito. E cosa ne faremo del nostro stupendo impianto? Tre le scelte.

Lasciarlo andare completamente in rovina con l’erba alta un metro (ne terremo un pezzettino ben rasato per ricordare com’era ai bei tempi).

Passare al cricket, ipotesi già suggerita in passato, si può adattare facilmente se la loro federazione chiude un occhio come fa da anni la nostra.

Abbandonare la FIBS e passare alla federazione francese, le squadre francesi vengono da anni a giocare a Caronno. Marsiglia e Tolone sono più vicine a noi di Parigi, un volo Parigi-Malpensa costa ormai pochi euro, e nel 2024 se a Parigi ci sarà un evento internazionale per il Softball… beh, potrebbe svolgersi a Caronno Pertusella.

Restando nel tragico pessimismo vi invitiamo a rileggere e meditare il capolavoro di Bidus (sempre sul numero scorso) che tra il terrificante e lo sconvolgente spazia tra filosofia e neuroscienze con considerazioni che nemmeno Sartre o Leopardi… per citare due tra i più allegri ottimisti.

Finalmente il nostro editor è partito lancia in resta contro l’Assurda Fesseria Incredibile (AFI). Inutile dilungarsi su questa follia, le europee che sono italiane e possono giocare in tutti i ruoli. La domanda da porsi è questa: CHI?

Ci sarà ben un nome di chi inventa queste follie (magari solo per il proprio interesse), con tanto di nome e cognome, che le pensa di notte e le porta in consiglio federale, e i nomi di chi poi le vota.

Personalmente ho posto questa domanda al Presidente e a due componenti del Consiglio Federale. Nessuna risposta: chi ha abilmente sviato il discorso fingendo una telefonata, chi l’ha buttata sul ridere allontanandosi, chi ha risposto che non lo sapeva.

Coraggio, Sherlock Holmes di tutta Italia scoprite questi nomi, che almeno in punto di morte il Softball italiano sappia almeno chi ringraziare.

Per il Softball giocato la prossima è a Collecchio. Di solito si vanno a vedere le medie, le statistiche, per qualche previsione più o meno azzeccata. Quattro partite per le emiliane: un doppio vinto 40-6 e l’altro perso 19-0. Sconcertante? Fai 40 punti e poi non ne fai nessuno? Potenza in battuta: due atlete con due tripli e due homer, e altre 5 (cinque!) nelle statistiche delle migliori. Ci massacrano di valide.

Poi guardi la pedana e Caronno ha 1,29 di PGL e loro 7,00. Non gli facciamo vedere palla e gli segniamo un casino di punti. Ma allora?

Ragazzi, sono i risultati di quanto scritto sopra, il lavoro degli scorer è inutile, ogni settimana sono sorprese diverse a seconda di quante straniere troverai in campo. Per lo meno sarà un campionato falsato, non regolare, ma sicuramente non noioso.