Palla Mancata 

ANNO XVIII - NUMERO 4

19 MAGGIO 2018

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

SECONDO POSTO


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

PROSSIMI IMPEGNI

Questa volta sarò sintetico e non polemico, vista la verve che è stata messa negli altri articoli, e m i limiterò a qualche commento sulle prossime iniziative della società, in particolare il 6° Torneo della Repubblica - Coppa Aldo Majer.

L'edizione del 50° di fondazione sarà impreziosita dalla partecipazione della Nazionale del Venezuela, che darà vita a due test match con l'Italia l'1 e 2 giugno. Ringraziamo la Federazione mondiale WBSC per il supporto che ci ha dato nell'organizzazione dell'evento e la FIBS che ha dato la disponibilità a far partecipare la squadra nazionale.

In vista del mondiale è una occasione utile a entrambe le squadre, che sono inserite nello stesso girone (Mondiale in Giappone dal 2 al 12 agosto 2018).

Il Torneo della Repubblica è unito ed è la continuazione del Città di Caronno - Bianca Corbari che quest'anno arriva alla 40a edizione.

Ricordiamo ancora la prima edizione, tra di noi circolava l'idea "chissà come sarà bello quando arriveremo alla decima, o alla ventesima edizione", e siamo arrivati a quaranta. Non conosciamo tornei di softball a livello europeo (ma nemmeno a livello mondiale) così longevi, lo consideriamo un nostro piccolo record.

Per completare il programma del repubblica il 31 maggio e il 3 giugno due incontri tra Venezuela e Caronno&Friends, il brand che scende in campo per l'occaqsione con qualche rinforzo di squadre amiche.


Personaggio della settimana: Iris Dabraio, esordio in A1 con una valida.


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

NON VI CREDO PIÙ
di BIDUS

Scriveva Truman Capote: “Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è intesa unicamente per l’autoflagellazione“. Ergo mi autoflagello.

In un racconto di Cechov “Il punto esclamativo” si legge: “Non basta che i segni d’interpunzione li poniate correttamente… non basta. Bisogna porli consapevolmente! Voi mettete una virgola e dovete aver coscienza del perché la mettete…”.

Chiedo ancora venia e mi auto flagello indossando anche il cilicio.

Ora che sono stato a Canossa posso anche cominciare. Gli scettici definiscono il dubbio “l’esitazione ad affermare o negare”, cioè l’attimo in cui si verifica l’ondeggiamento del pensiero, la sospensione tra due oggetti tra i quali operare una scelta

Brecht nella sua “Lode al dubbio” (*) scrive: “Sono coloro che non riflettono a non dubitare mai. Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio. Non credono, credono solo a se stessi”.

Ci ammiriamo nella pozzanghera delle certezze affondando i pensieri, scegliendo la risposta più semplice e mistificatrice. Personalmente di dubbi ne ho molti, anzi moltissimi.

Un dubbio che mi ha tormentato in questi giorni; leggendo alcuni messaggi inviati a un noto gruppo di discussione, il quale però non brilla per attendibilità e serietà, è un dubbio tutt’altro che amletico.

Il dubbio è che non stiamo lavorando tutti nella stessa direzione. Il movimento è diviso e molti già stanno lavorando per il cambiamento o meglio, per la restaurazione.

Sento soffiare pericolosi venti di nostalgia. Ingoiamo certezze precostituite giorno dopo giorno, sbocconcelliamo notizie surgelate e rifiutiamo granitiche domande.

Si tratta di politica, di cordate, si tratta di potere e non di sport. Ma noi ci occupiamo di sport e non di politica, nonostante io non sia un tecnico, mi sento più un uomo di campo che un uomo di scrivania.

Sono a mio agio insieme a tutta la grande famiglia che è la mia Società e non mi interessa la politica sportiva di vertice. Cerco di guardare le cose con distacco, da lontano attraverso uno spiraglio dalle seconde linee.

Non vi credo più. Ascolterò il Caro Dox e andrò a giocare a Parigi, adoro il “Corton Charlemagne grand cru”.

Vous pensez plus.

Un grande abbraccio.

GB

(*) Mi annovero tra gli estimatori del dubbio. Purtroppo nel sentire comune il dubbio è visto come un elemento di intralcio. Sembra che il motto di moda sia: W i decisionisti! Ma l'azione deve seguire il pensiero, non anticiparlo, come spesso par di vedere, ma qui non intendiamo parlare di politica. Torniamo al dubbio: esso è negativo se porta al blocco della decisione (esempio: l'asino di Buridano), è invece elemento insostituibile per prese di posizione consapevoli, per la valutazione tra le alternative, per rimettere in discussione situazioni che necessitano di una ulteriore riflessione. Mi rendo conto di avere ridetto le stesse cose già affermate qui sopra, solo con altre parole. Prendetelo come uno sfogo di adesione.


NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà)

L'INDIGNATO...
di
KARL DER GROßE

Leggendo i… “.resoconti” che sul sito della FIBS ci “raccontano” gli andamenti delle partite del Campionato di A1 si notano, soprattutto, un paio di cose.

La prima è il totale, a volte imbarazzante, coinvolgimento, si potrebbe dire quasi… emotivo, che l’articolista ha nei confronti di “Bussolate” vista l’enfasi con cui commenta le loro vicende ma, d’altra parte, una è, di fatto, la “succursale” della Nazionale mentre l’altra è una società “amica” e quindi vale sempre la pena tenersele buone… vai a sapere-

La seconda cosa che emerge, a mio parere molto grave (!), è che l’articolista o non legge Palla Mancata oppure, peggio ancora, non tiene in debita considerazione quanto scrive Dox e questo è quasi inaccettabile.

Dox, nell’ultimo articolo chiosa scrivendo:  “(...) Di solito si vanno a vedere le medie, le statistiche, per qualche previsione più o meno azzeccata (...) Ragazzi, il lavoro degli scorer è inutile, ogni settimana sono sorprese diverse a seconda di quante straniere troverai in campo. Per lo meno sarà un campionato falsato, non regolare, ma sicuramente non noioso.”

Non si può che rimanere… “indignati” leggendo l’articolo intitolato “Il segreto della fuga di Bollate e Bussolengo: la pedana di lancio” (*) dove, per giustificare il titolo “rivelatore” di certi sentimenti, si arriva alle conclusioni basandosi sulla attendibilità dei dati statistici fin qui accumulati, quindi NON tenendo in alcuna considerazione quanto evidenziato da Dox che come già detto, giornalisticamente parlando, è imperdonabile. (**)

Già che stiamo parlando di dati statistici, una cosa che è decisamente assurda, pur nella sua irrilevanza, ed è lo stato di abbandono in cui versa l’accessibilità ai dati delle varie stagioni che, pur avendo apparentemente, tutti i “titolini” al posto giusto, troppo spesso ci conducono al tristissimo messaggio “NOT FOUND”.

Da tempo si giustifica la cosa con il fatto che è stato cambiato il sistema informatico, che vuole dire che i dati ci sono ma nessuno ritiene utile fare il, vi garantisco, piccolo sforzo di aggregarli e renderli presentabili.

Un’altra curiosità figlia, sempre, dei dati statistici: che fine hanno fatto i guanti d’oro e le mazze d’argento del 2017, o meglio, chi sono? Stiamo aspettando un nuovo programma che possa farcelo sapere?

Oppure la Federazione, visto che ogni tanto pecca di ingenuità e/o pressapochismo, a seconda dei punti di vista, teme di dover, veramente, premiare le giocatrici con guanti e mazze in Oro e Argento e… dopo l’utilissima spedizione della Nazionale Seniores all’Asian Cup di febbraio è a corto di soldi e cerca di essere parsimoniosa, in questo caso chiedo di tranquillizzare chi di dovere...si tratta solo di titoli onorifici che costano poco in forma di gadget e proprio nulla in forma di informazione.

(*) Più che altro mi pare la scoperta dell'acqua calda, non certo uno scoop.

(**) Ci associamo, anche se Dox, più che un opinionista, ha le doti dell'oracolo e produce effetti che hanno del paranormale. Basta stare con lui un paio di partite quando fa lo speaker: i suoi pronostici (per lo più infausti) vengono regolarmente confermati nel giro di una o due azioni di gioco.


IO PROPRIO IO - Interviste a bordo campo

INTERVISTA A BETRICE SALVIONI #8

Per chi non la conoscesse, vi presentiamo Bea Salvioni, che è l’elemento più rappresentativo emerso dal vivaio Caronnese negli ultimi anni in quanto non solo è una delle travi portanti della formazione che così bene si sta esprimendo in questi anni ma è anche nata a Caronno Pertusella.

Seconda parte

Cosa ti piace del Softball?

Del Softball mi piace che è uno sport di squadra completo. Bisogna saper cogliere l’attimo vantaggioso esprimendo massima velocità e forza (= potenza assumendo che P=FxV: Giorgio sarai fiero di me!). È uno sport molto caratterizzato dalla capacità di reazione e penso che da subito mi sia uscito bene proprio perché possiedo un innato senso dell’istinto. In questa disciplina anche l’impegno mentale assume una grande rilevanza (l’emotività non la menziono solo perché ne ho già parlato a lungo): in difesa, prima di ogni azione, ognuno deve sapere che base ricoprire, quali sono le scelte migliori nel caso si verifichi una data situazione. In battuta lo stesso, bisogna avere la lucidità di capire quali lanci è giusto provare a colpire e quali no, eseguire ciò che serve alla squadra in quel momento, se una battuta forte piuttosto che volata di sacrificio piuttosto o un bunt. Non si finisce mai di imparare da quello che succede ogni giornata in diamante. È un background in continua revisione. Ovviamente, come già detto, per la riuscita efficace di ogni cosa, è fondamentale che ognuno si metta a disposizione della squadra.

Cosa NON ti piace del nostro Softball oppure cambieresti e/o faresti per migliorarlo?
La primissima cosa che non mi piace del Softball in Italia è la posizione errata che prendono diverse società: purtroppo mi capita di vederne tante, troppe, che antepongono il successo categorico o la sopravvivenza estrema al progresso del vivaio. Sono consapevole del fatto che non sia facile mettere in piedi le categorie giovanili perché non tutti hanno fondi economici e tempo disponibile che lo permettano. Però è anche vero che molte società, che per via di egregi sponsor avrebbero i soldi da investire, su questa cosa sono sorde, perché a loro interessa il risultato e basta: quindi finisce che comprano i cartellini delle giocatrici italiane più forti svincolate, tre straniere se non di più (tanto da quest’anno con le nuove norme non si pone neanche più il problema di quante inserirne nella formazione partente) e le mettono insieme come un potpourri. La cosa triste è che società che campano con questa mentalità, senza quindi coltivare un vivaio proprio, prima o poi falliranno, perché le giocatrici invecchiano, le vittorie non arrivano sempre e, se gli sponsor pretendono tanto dai risultati e dall’affermazione della squadra, che può non arrivare, da un momento all’altro smetteranno di finanziare. Dall’altro lato, invece, a causa di carenze monetarie e scarsa operosità effettiva, c’è chi è già tanto se possiede un campo regolamentare (parliamone) su cui giocare il sabato o la domenica, pesca un po’ in giro chi è disponibile per giocarsi un campionato, senza troppo impegno, mettendo in piedi una qualsiasi squadra tanto per fare, per divertirsi, iscrivendola all’ultimo termine possibile, consapevole del fatto che “Almeno quest’anno si partecipa poi il prossimo sarà ancora un terno al lotto”, quasi ad affidare tutto alla fortuna senza alcun progetto per il futuro. E la fine quello che fanno non è poi così tanto differente da quanto descritto per le società menzionate qualche riga sopra. È un mondo in costante evoluzione e io parlo di cose che succedono realmente. E se lo scenario continua inesorabilmente scemando di questo passo nel nostro Paese, a malincuore questo sport affonderà nel vuoto. Quindi, il presupposto per una migliore divulgazione e sviluppo del softball in Italia è necessariamente che le società rischino: meglio l'esperienza fatta di errori, ma anche di lezioni e soddisfazioni che proverebbe una ragazzina che sale di categoria, che una qualsiasi straniera acquistata per fare la differenza. Sono concorde che sia giusto prendere qualche atleta non ASI per completare la rosa e per essere più competitivi, ma da lì a negare alle giovani italiane di scendere in campo ne passa. Pertanto, vorrei solo che ci si impegnasse di più nel costruire dei vivai che permettano alle ragazze di fare un percorso di crescita per poi buttarsi e confrontarsi con il mondo della A1, come hanno fatto con me a Caronno e come fanno tutt’ora con le ragazze che terminano la permanenza nell’Under16. Penso che ci siano talenti che tante volte vengono trascurati, quando invece ognuno dovrebbe avere l’opportunità di giocarsela contro tutti. L'unico modo che c'è per migliorare per tutti noi è quello di misurarsi contro grandi squadre che però rappresentino effettivamente quello che è il Softball in Italia. Questo aspetto è importante anche in prospettiva di un potenziamento della squadra Nazionale Seniores. D’altronde la storia insegna una cosa molto precisa: per una svolta decisiva bisogna rischiare.
Questa intenzione e intraprendenza deve partire dalla FIBS, che, ahimè, ultimamente con le sue norme sta comportando la contrazione prepotente all’interno del movimento del Softball italiano. In seconda istanza, sono le società che si devono prendere carico di questo impegno, armate di coraggio, buon senso e forza di volontà. Tutte le belle parole che vengono pronunciate sono inutili: bisogna agire, ognuno nel proprio piccolo!
Sicuramente c’è un altro pensiero che ci tengo a esprimere: vorrei più realtà come quella di Caronno Pertusella, sana, genuina, confortevole, che ha cura del campo e delle sue strutture, che si preoccupa di accogliere sempre al meglio con cordialità ed efficienza chiunque ci metta piede, ma, soprattutto, che ha un riguardo straordinario nei confronti delle proprie atlete. I cardini della società hanno una mentalità che si concretizza in principi sportivi eccezionali e valori umani lodevoli. Se sta in piedi l’AB Caronno in modo valido da così tanto tempo è perché alla base ci sono delle persone notevoli, prima che dirigenti. Le fondamenta, le strutture portanti garantiscono stabilità e determinazione affinché ci sia un equilibro e un perfezionamento costante e funzionale.

Il tuo momento più bello e/o emozionante sul campo?

Ne ho almeno tre di momenti più emozionanti sul campo. Il primo sicuramente risale a 5 anni fa, quando ci siamo guadagnate la promozione riportando il Caronno in Serie A1. L’ho vissuta da protagonista, lanciata e integrata dentro nella mischia a giocare il mio primo campionato ad alto livello. Il secondo, nel 2013 sempre (grande annata), quando, con la rappresentativa lombarda alle Senior League World Series in Delaware, abbiamo vinto meritatamente, contro le padrone di casa, la semifinale che ci permise di accedere alla finale di quel torneo sensazionale, per la prima volta nella storia di una formazione italiana. Io feci l’RBI che permise di segnare l’unico punto della gara e della vittoria.
The last but not the least, la formidabile vittoria di squadra per 2 a 1 contro Bollate dell’11 giugno 2016. Tutti sono a conoscenza della grande rivalità storica che c’è tra noi e la formazione bollatese: se sei cresciuto nel vivaio di una delle due squadre, fin da piccola senti da subito che questa sfida rappresenta molto, un derby combattuto e straordinario.

Hai un… “sogno nel cassetto” … per quello che riguarda il Softball?

Se voi faceste una scommessa sulla mia risposta a questa domanda perdereste. Il mio “sogno primario nel cassetto” riguardante il Softball non è vestire la maglia della Nazionale Seniores, bensì divenire il capitano e leader del Caronno (ho giusto avuto la fortuna di giocare con due esempi di persone che mi hanno trasmesso quest’attitudine); e, in seconda battuta, vincere lo scudetto (ovviamente indossando questa casacca). Per me sarebbe un onore entrare nella storia dell’AB Caronno Softball. Per ora li si definiscono sogni ma, chissà… In secondo luogo, se gioco bene il resto verrà da sé (avete capito di cosa parlo).

Cosa vorresti fare da... “grande”… una volta “chiuso” con il Softball o almeno con quello giocato?

Bella domanda! Sicuramente aspetto di laurearmi alla magistrale di Scienze Motorie e dello Sport (che inizierò a fine anno) per avere un po’ più di chiarezza sul mio futuro e in particolare sul mondo del lavoro. Una vaga idea ce l’ho già: mi piacerebbe lavorare nel campo della riabilitazione con tante tipologie di clienti (dai cardiopatici, agli atleti infortunati, ai disabili, a chi presenta gravi problemi patologici alle articolazioni ecc.). Sono fermamente convinta che il movimento sia la miglior cura che un medico possa prescrivere.
Inoltre, sarebbe divertente, ma soprattutto una gioia, allenare una squadra di Softball di Caronno nel tempo libero, magari in qualità di preparatore atletico, chi lo sa (il Prea spinge fortemente ahah).

A parte il Softball quali sono le tue altre passioni?

Diciamo che ho diverse altre passioni. Mi emoziono guardando la mia squadra del cuore di calcio, la Juventus (la amo al pari della Rhea e guai a chi me la tocca), ma anche ascoltando la musica, in particolare rap (Eminem su tutti), quello vero e crudo, perché dà messaggi che arrivano dritti al cuore che ti tengono lì a riflettere tanto, affiancandoti anche nei momenti peggiori. Amo comprare Cd, Dvd, riviste, libri di questo genere costruendomi una cultura tutta mia. Ogni volta non vedo l’ora di andare ai concerti per svagarmi, cantando, fino a non averne più, i testi delle canzoni che mi imparo rigorosamente a memoria in cameretta con le cuffie a palla (tantissime anche in inglese). Mi viene la pelle d’oca ai live e salto con le braccia alzate come una forsennata, arrivando alla fine della serata devastata.
Anche la birra è annoverata tra una delle mie passioni. Mi piace parecchio, però tendo a tenerla lontana dalle gare (di solito una in settimana prima di mercoledì e il sabato dopo le partite)! Trovo interessante andare nei pub, alle sagre, ai chiostri ecc e assaggiare tanti tipi di luppoli dai gusti differenti. Il bagaglio di bevute è sempre in aggiornamento… Infine adoro andare sul longboard, bruciando km nelle giornate in cui il sole picchia sull’asfalto (prediligo sempre la strada che costeggia Bariola e il campo): sembra di volare e mi allontana da tutti i brutti pensieri!

Segui e/o pratichi altri sport?

Ho provato a praticare calcio qualche anno fa, per togliermi il sassolino dalla scarpa, ma ora non pratico nessun altro sport oltre al Softball, che è una mia priorità tra gli impegni. Inoltre, mi tengo sempre attiva allenandomi in palestra due volte a settimana. Come già detto, seguo molto il calcio e mi capita in inverno di andare a vedere le partite dell’Hockey Milano con le altre ragazze e con gli Ultras. Però, venendo dal campo sportivo, mi piace guardare anche altre discipline, come l’atletica, il motociclismo ecc.

Grazie Bea!


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

CAROTE, CIPOLLE E PATATE

Questi sono i prodotti dei terreni “cisticinum”, evidentemente meno pregiati delle grosse, belle e succose melanzane transticinensi. Per questo non abbiamo per ora subito le lusinghe dei presidenti (minuscoli) circonvicini. Comprendiamo però e proviamo empatia (Rizzolatti, neuroni specchio) per chi vede il proprio prodotto dell’orto, così amorevolmente accudito, prendere la via del supermercato.

Purtroppo questa è la situazione attuale, ed i proprietari dei supermercati, fregandosene di chi cura con pazienza e tenacia il proprio orticello, introducono ogni anno regole nuove che permettano alla grande distribuzione di fare il bello e cattivo tempo a suo piacimento, fuori stagione e anche in stagione.

Se poi per congiunture varie il supermercato chiude, lasciando in strada dipendenti e ortaggi, chi se ne frega, le povere verdure disadattate si cercheranno un altro negoziante, se con molta fortuna lo troveranno, girando raminghe i mercati dello stivale.

Ma che perdiamo tempo a fare? Tanto nessuno ci legge, e nel caso, i soggetti sunnominati non sarebbero in grado di discernere ciò che si cela sotto l’apologo. Mala tempora currunt, sed pejora parantur.

A questo proposito viene in mente il Nuoro: una partita vinta e 67 (!) punti subiti. Sulle diverse motivazioni della squadra double-face (casa e fuori) circola la seguente ipotesi.

Per le partite in trasferta (leggi continente) le sei straniere raggiungono i campi con economici voli low-cost e quindi sono presenti, formando una formazione di tutto rispetto. Per le partite in casa occorre farle giungere sull’isola con voli più costosi e dare loro vitto e alloggio per più giorni, e il gioco non vale la candela. Per lo meno così c’è una parvenza di regolarità, tutti li incontriamo una volta forti e una volta no.

Vedremo sabato di aumentare esponenzialmente le medie battuta, a meno che Nuoro faccia arrivare qualche fenomeno in pedana.

Parliamo ora di play-off (terque quaterqe…) ma è già ora di farlo. Dietro Bollate il secondo posto del girone era una lotta tra Caronno, Saronno e Collecchio. Dopo la trasferta corsara in Emilia la lotta è ridotta a due, e siamo già in vantaggio di una gara su Saronno.

Sabato scontro fratricida, Collecchio per non veder già compromessa la stagione deve vincerne almeno una a Saronno, facendoci un bel favore. In caso contrario sarà uno scontro di fuoco il sabato successivo, ma noi abbiamo già vinto a Collecchio senza Salvioni, e stanno rientrando dagli USA Fiorentini e Sheldon che aumenteranno il peso al line-up.

Staremo a vedere, e intanto riflettiamo: non siamo una squadra scarsa, da qualche anno andiamo ai play-off e con gran belle figure. Quindi le nostre giocatrici sono al di sopra della media (lo dice la matematica).

Possibile che mai nessuna venga chiamata in Nazionale? Se le altre sono così brave perché non ci battono durante il campionato? Anche nel Talent Team una sola atleta chiamata? Mah, le vie del Signore sono infinite. Forse.